
Cesare Cremonini e la schizofrenia: "Così mi sono salvato"
"Sentivo un mostro premere sul petto", il toccante racconto dell'artista bolognese
Cesare Cremonini ha raccontato, sulle pagine del Corriere della Sera, un periodo molto delicato e difficile della sua vita.
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La diagnosi del medico
"Come mi disse lo psichiatra: una pallottola mi ha sfiorato. Andai da lui per accompagnare un’altra persona. Poi gli raccontai di me, di quel che provavo. I sintomi crescenti", spiega Cesare facendo riferimento alla sensazione, provata qualche anno fa, di avere dentro di sé una “figura estranea”, una condizione che avrebbe portato il medico a diagnosticargli la schizofrenia.
"Il mostro"
"Quasi ogni giorno, sempre più spesso, sentivo un mostro premere contro il petto, salire alla gola. Mi pareva quasi di vederlo. E lo psichiatra me lo fece vedere. L’immagine si trova anche su Internet. ‘È questo?’, chiese. Era quello. Braccia corte e appuntite, gambe ruvide e pelose. La diagnosi era: schizofrenia. Percepita dalla vittima come un’allucinazione che viene dall’interno. Un essere deforme che si aggira nel subconscio come se fosse casa sua". L’incontro con lo psichiatra è arrivato dopo due anni di “ossessione feroce per la musica”. Cesare Cremonini trascorreva tutte le giornate chiuse nel suo studio.
"Ecco come mi sono salvato"
“Smisi di tagliarmi la barba e i capelli. Mangiavo solo pizze a pranzo e cena. A volte due pizze pure a cena. Superai i cento chili. Non facevo più l’amore, se non da ubriaco. Avevo smesso qualsiasi attività fisica. Lo psichiatra mi chiese cosa mi faceva sentire meglio. Risposi: camminare. Non lavorare; il lavoro era la causa. La cura era camminare. Ho camminato per centinaia di chilometri. Ho scoperto i sentieri di collina. Ho preso anche farmaci, cose leggere, di cui non parlo per rispetto a chi ha dovuto fare cure farmacologiche pesanti". E in quel momento è nata la canzone Nessuno vuol essere Robin, scritta in quattro minuti.
Let them talk
"Quando sento il mostro borbottare, mi rimetto in cammino. Su una collina, in montagna. Sono tornato dallo psichiatra alla fine del primo tour negli stadi. Mi ha chiesto se vedevo ancora i mostri. Gli ho risposto di no, ma che ogni tanto li sento chiacchierare. E lui: Let them talk”. Una frase importante, che oggi da il titolo al nuovo libro di Cesare.