Non esitiamo, dunque, e scopriamo qual è la differenza tra il fisiatra e il fisioterapista.
Chi è il fisiatra e di cosa si occupa
Iniziamo col dire che il fisiatra è un medico: per divenire fisiatra, infatti, bisogna anzitutto conseguire una laurea in Medicina e Chirurgia, dopodiché bisogna proseguire gli studi con una specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa.
In quanto medico, il fisiatra può effettuare delle diagnosi, può prescrivere dei farmaci e può prevedere delle terapie.
In sostanza, dunque, il fisiatra è in grado di analizzare la condizione del paziente, di diagnosticare eventuali problematiche e di strutturare per lui un percorso terapeutico mirato.
Fisioterapista: quali sono le sue competenze
Anche il fisioterapista ha una formazione di tipo universitario, tuttavia non è un medico: per divenire fisioterapista, infatti, è necessario conseguire una laurea triennale in Fisioterapia, la quale consente di iscriversi al relativo albo professionale.
Non essendo un medico, il fisioterapista non può fare delle diagnosi, tuttavia ha il compito di eseguire le terapie necessarie per la guarigione del paziente, ricorrendo a tecniche manuali o semplicemente guidandolo all'esecuzione dei movimenti da compiere per recuperare una buona mobilità.
Due figure professionali complementari
Come si può ben intuire, quella del fisiatra e quella del fisioterapista sono delle figure distinte, ma comunque tra loro affini, anzi complementari.
Da un lato, infatti, vi è il fisiatra che effettua diagnosi e struttura dei processi terapeutici specifici per il singolo paziente, dall'altro il fisioterapista si occupa della sua riabilitazione fisica dal punto di vista pratico, facendo ricorso alla sua manualità e soprattutto alla sua competenza.
Si può dunque affermare che fisiatra e fisioterapista operino in modo sinergico, fermo restando che entrambi i professionisti devono all'occorrenza interfacciarsi ed interagire in maniera ottimale con cardiologi, ortopedici e medici con altro tipo di specializzazioni.
Nel mondo della medicina, d'altronde, il buon professionista non deve strutturare una terapia badando esclusivamente a quanto è di sua stretta competenza, ma deve saper valutare con attenzione il complessivo stato di salute del paziente sulla base di quanto rilevato, appunto, da colleghi con specializzazioni differenti.