
Perché è importante il ritorno degli Usa nell'accordo di Parigi
Joe Biden riporta il paese nell’intesa sul cambiamento climatico abbandonata da Trump nel 2017
Quasi non ha fatto in tempo a insediarsi alla Casa Bianca, Joe Biden, che subito ha firmato, tra i vari provvedimenti, anche il documento che prevede il rientro degli Stati Uniti nell’accordo di Parigi sul clima, da cui Trump era uscito nel 2017.
Una notizia che è stata commentata così dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres: “Gli Usa sono tornati a unirsi alla crescente coalizione di governi, città, Stati, imprese e persone che intraprendono azioni ambiziose per affrontare la crisi climatica”.
Che cos'è l'accordo di Parigi
L’accordo di Parigi è un’intesa firmata nella capitale francese in occasione della COP21 (la conferenza mondiale sul clima) del 2015.
- mantenere il riscaldamento globale a non più di 2°C al di sopra dei livelli preindustriali,
- limitare progressivamente l’aumento di temperatura a 1,5°C,
- fermare l'incremento delle emissioni di gas serra nell'atmosfera,
- aiutare economicamente i Paesi poveri ad investire su energie più pulite e ridurre così i rischi e gli effetti del cambiamento climatico.
L’accordo prevede inoltre che ogni cinque anni le nazioni firmatarie comunichino gli impegni conseguiti e i nuovi obiettivi decisi a livello nazionale.
Nel novembre 2018, 195 membri dell'UNFCCC (Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) hanno firmato l'accordo e 184 hanno deciso di farne parte.
L'uscita di Trump
Nel novembre 2019, poi, l'amministrazione Trump ha formalmente notificato alle Nazioni Unite il proprio ritiro dall'intesa, avviando a tutti gli effetti l'iter di uscita già anticipato nel 2017.
“L’accordo di Parigi sul clima è l’ultimo esempio del fatto che questo testo va a vantaggio di altri Paesi e lascia agli americani solo una diminuzione dei posti di lavoro e della produzione” aveva detto Trump, annunciando la defezione.
L’ingresso degli Stati Uniti nell’accordo era stato firmato nel 2015 dall’allora presidente Barack Obama, che si impegnava così a ridurre le emissioni del suo Paese (il più inquinante al mondo dopo la Cina) del 26-28% entro il 2025.
Ora, per Joe Biden, si tratta di passare dagli intenti ai fatti, che saranno peraltro discussi alla COP26 di Glasgow nel novembre 2021. La conferenza – come hanno scritto in una nota congiunta l'Alto rappresentante Ue Josep Borrell ed il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans, salutando con favore la decisione del nuovo presidente americano – “sarà un momento cruciale per aumentare l’ambizione globale” nella lotta al cambiamento climatico.
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