
La pandemia ha reso i ricchi ancora più ricchi
Ne parla l'Oxfam all'interno del rapporto "Il virus della disuguaglianza"
Secondo quanto ha scritto l’organizzazione Oxfam all’interno del rapporto “Il virus della disuguaglianza”, pubblicato in occasione del World Economic Forum di Davos, i dieci uomini più ricchi del mondo hanno visto la loro ricchezza crescere ulteriormente di 540 miliardi di dollari dall’inizio della pandemia.
"Una somma – sottolinea l’Oxfam – che sarebbe più che sufficiente a pagare il vaccino per tutti gli abitanti del pianeta e ad assicurare che nessuno cada in povertà a causa del virus".
Tra i dieci fortunati compare, per esempio, il nome di Jeff Bezos, imprenditore, fondatore e amministratore delegato di Amazon.
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La disuguaglianza economica "ovunque e contemporaneamente"
Colpisce il fatto che, per la prima volta in un secolo, la pandemia abbia causato un aumento della disuguaglianza economica in quasi tutti i paesi contemporaneamente. Un effetto che con tutta probabilità non finirà con la fine dei contagi, ma che, secondo quanto prevede la Banca Mondiale, potrebbe protrarsi fino al 2030, quando oltre mezzo miliardi di persone in più vivrà in povertà e con un reddito inferiore ai 5,50 dollari al giorno se i governi non dovessero riuscire a far fronte alla crisi messa in atto dal virus.
A questo proposito, l’Oxfam fa presente che "la ripresa per chi era in difficoltà già prima del Covid sarà dura e lunga. Prima che il virus colpisse, la metà dei lavoratori nei Paesi più vulnerabili versava in condizione di povertà e i tre quarti della forza lavoro non godeva di alcuna forma di protezione sociale, come l'indennità di malattia e i sussidi di disoccupazione".
È bastato poco per rendersi conto che, da quando poi il virus ha colpito, si sono acuite "le disuguaglianze economiche e sociali, razziali e di genere preesistenti". Questo sarebbe successo, secondo l’Oxfam, "grazie a un sistema economico iniquo", attraverso cui "un'élite di miliardari ha continuato a accumulare ricchezza nel corso della più grave crisi dai tempi della Grande Depressione, mentre miliardi di persone sono state spinte sull'orlo della povertà".
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Le più colpite sono le donne
Non colpisce, al contrario, il fatto che le più colpite da questo sistema iniquo siano le donne, che, dati Oxfam alla mano, rappresentano ovunque oltre il 70% della forza lavoro impiegata in professioni sanitarie, sociali e di cura – proprio quelle più a rischio in tempo di pandemia.
Per farci un’idea – e questa volta è AGI a ricordarlo – in Italia oggi un’infermiera dovrebbe lavorare 127 anni per arrivare a guadagnare quanto guadagna in un solo anno l’amministratore delegato di una grande azienda.
"A livello globale – scrive l’Oxfam nel suo rapporto – le donne sono maggiormente impiegate proprio nei settori professionali più duramente colpiti dalla pandemia. Se il livello di occupazione tra uomini e donne fosse uguale in questi settori, 112 milioni di donne non correrebbero più il rischio di perdere il proprio lavoro e quindi il proprio reddito. Ciò è evidente in Medioriente e Africa del Nord, dove le donne rappresentano solo il 20% della forza lavoro ma le perdite di posti di lavoro dovute al Covid-19, secondo le stime, incideranno sull'occupazione femminile per il 40%".
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La disuguaglianza anche nei decessi
Il virus della disuguaglianza ha colpito anche nella morte. Si legge ancora nel documento: "I brasiliani di ascendenza africana hanno il 40% di probabilità in più di morire di Covid-19 rispetto alla popolazione bianca; negli Stati Uniti, 22.000 cittadini afroamericani e latino-americani sarebbero ancora vivi se il loro tasso di mortalità fosse stato uguale a quello dei bianchi".
Gabriela Bucher, direttrice di Oxfam International, sostiene che "potremmo assistere ad un aumento esponenziale delle disuguaglianze, come mai prima d'ora. Una distanza tanto profonda tra ricchi e poveri da rivelarsi più letale del virus stesso. Mentre un'élite di pochi miliardari ha tratto enormi profitti dalla pandemia, le piccole e medie attività stentano a resistere, e sempre più persone perdono il lavoro, finendo in povertà. Tra tutti sono le donne e le minoranze etniche a subire il peso maggiore della crisi. In molti paesi sono i primi a rischiare di soffrire la fame e ritrovarsi tagliati fuori dall'assistenza sanitaria".
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