
Perché è necessario vaccinare presto anche nelle carceri
Interventi opportuni per salvaguardare la salute e evitare disordini
Le carceri italiane sono sovraffollate – almeno quattromila detenuti in più della capienza regolare – e sono teatro di contagi di Covid-19 in crescita.
Contagi nelle carceri
A metà dicembre 2020 i detenuti positivi al virus erano 1030, in aumento rispetto ai 958 del 7 dicembre.
Sempre al 14 dicembre, gli agenti penitenziari positivi erano 754; 714 erano in degenza a casa propria; 22 in caserma e 18 in ospedale. Poi c’erano 70 positivi fra il personale amministrativo.
Tra i detenuti la percentuale di positivi era dell’1,9%, fra gli agenti penitenziari del 2.
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I vaccini
Sono numeri preoccupanti, hanno scritto in un appello al commissario straordinario Domenico Arcuri, Teresa Mazzotta, direttore della casa circondariale di Bergamo; Valentina Lanfranchi, garante comunale di Bergamo dei diritti delle persone private della libertà personale; e Giorgio Gori, sindaco di Bergamo. Preoccupanti, “soprattutto considerando la persistenza della seconda ondata Covid-19, anche per la stessa natura degli ambienti di detenzione”.
Difesa della salute e ordine pubblico
Per questo, i tre amministratori ritengono necessario intervenire con le vaccinazioni anche sul sistema carcerario, sia per preservare la salute dei detenuti e del personale penitenziario; sia per “allontanare il rischio che possano insorgere eventuali disordini, che già si sono verificati in molte carceri del nostro paese quando isolamento e quarantena si sono sommate alle limitazioni alla libertà dovute alla detenzione”.