
Coronavirus: fatturati dimezzati per un bar su tre
L’87,5% delle attività potrebbe dover tagliare il personale
L’incremento dello smartworking durante il lockdown, unito crollo del turismo a causa della chiusura delle barriere sono alla base della crisi attuale di bar e ristoranti.
Attualmente in Italia un’impresa su tre registra un calo di oltre la metà del fatturato, e il 21,8% (più di 2 attività su 10) è a rischio chiusura.
“La situazione è critica: le attività non possono durare a lungo in questo stato”, commenta Giancarlo Banchieri, Presidente di Fiepet Confesercenti.
“È urgente trovare delle soluzioni. In primo luogo, dobbiamo rinforzare e prolungare le misure di sostegno per le imprese e per i lavoratori: il periodo di cassa integrazione sta per finire, e se la fase critica continuerà molti imprenditori saranno costretti a ridurre il numero dei dipendenti. La nostra proposta è di estendere anche alle attività di somministrazione gli sgravi contributivi già previsti per il turismo agli imprenditori che riassumono i dipendenti in cassa integrazione. Così si sostiene chi riapre e lo Stato avrà meno persone in cassa integrazione”.
“Ma la fase del sostegno – continua Banchieri – non può durare per sempre: bisogna dare un orizzonte alle imprese e programmare la transizione. Se per i flussi turistici il futuro è incerto, è invece possibile ed opportuno definire in maniera chiara tempi e modi dello smartworking, nel rispetto delle normative di sicurezza: il lavoro agile è una rivoluzione che avrà un impatto duraturo sui lavoratori, sulle città e sulla struttura stessa dell’economia, e deve essere gestita”.
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