Il rimbalzo dell'economia italiana nel 2021, certificato anche dall'Ocse che, come abbiamo visto giovedì ha stimato la crescita del Pil al 6,3%, ha nell'industria la protagonista di maggiore rilievo.
Spiega Valentina Conte su Repubblica che nel giugno 2020 l'industria italiana aveva perso 40 punti rispetto al 2019.
Invece da giugno del 2021 è tornata ai livelli dell'anno pre-pandemia.
Un dato particolarmente significativo soprattutto se teniamo conto che la Germania è ancora di 10 punti sotto il 2019 e la Francia di 5.
Vanno bene soprattutto l'elettronica, le costruzioni, i metalli; ancora male il tessile, l'abbigliamento, la pelletteria.
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Le nubi che potrebbero bloccare questo slancio però sono già su di noi. Per esempio le difficoltà della catena globale di fornitura mondiale ancora segnata dagli intoppi causati dalla pandemia, e la recrudescenza di queste settimane del contagio, variante Omicron inclusa. Nuove restrizioni avrebbero un impatto pesante sul lato della domanda interna e internazionale.
Per ora le aziende faticano a stare dietro agli ordini, sia per la lentezza di approvvigionamento sia per un deficit di manodopera in alcune funzioni chiave.
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