
Lavoro: il governo punta sui settori in espansione
Attenzione ai posti a rischio ma anche all’esigenza di favorire l’ingresso nel mercato di giovani e donne
Abbiamo visto più volte in queste settimane come la questione del lavoro e la sua crisi, con i posti a rischio per la crisi pandemica ma anche con la pesante condizione dei lavoratori autonomi, sia ai primi posti dell’agenda del nuovo governo.
L’equilibrio fra le diverse soluzioni possibili verrà raggiunto da Mario Draghi e dai suoi ministri mediando fra interessi e indicazioni.
Sul tema è intervenuto anche l’economista Tito Boeri su Repubblica che sottolinea come il governo si proponga di difendere tutti i lavoratori ma come sia anche consapevole che sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche.
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Economia congelata
Boeri dice che il governo precedente agiva per una sorta di ibernazione dell’economia del paese – evitare i fallimenti d’impresa (-40% nel 2020 sul 2019) e i licenziamenti economici (-60% sul ‘19). Ibernazione che però ha anche causato un crollo della nascita delle nuove imprese (-20%) e delle assunzioni (-30%).
Questo, dice Boeri, è economicamente e socialmente “troppo costoso”. Basti pensare al mezzo milione di lavoratori (soprattutto giovani e donne) che con l’ibernazione restano fuori dal mercato.
Transizione verso settori in espansione
La filosofia del nuovo governo sarà quindi quella di “facilitare lo spostamento dai settori in declino a quelli in espansione riducendo il più possibile i costi sociali della transizione”.
Concretamente, il governo deve quindi decidere come agire sul blocco dei licenziamenti e, contemporaneamente, adeguare gli ammortizzatori sociali e le politiche attive “per rendere meno costosa questa massiccia ricollocazione di lavoratori”.