
Economia, ecco come lo smart working aiuta a resistere alla crisi
Meno cassa integrazione, sostegno alla domanda e protezione dei posti di lavoro
Nel mezzo delle ondate di Covid-19, fra crisi sanitarie e crisi economica, gli economisti si interrogano sull’impatto di questa trasformazione delle nostre vite sul funzionamento del capitalismo.
Pandemia e lavoro
In questi giorni Banca d’Italia, spiega Linkiesta nella newsletter settimanale, Corona Economy, ha prodotto, in particolare, alcuni studi su come lo smart working e più in generale il lavoro da casa – non sono esattamente la stessa cosa – hanno segnato l’economia italiana in questi lunghi mesi di pandemia.
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Meno cassa integrazione
Soprattutto, dice Banca d’Italia, il lavoro da casa ha avuto un effetto benefico perché ha ridotto il ricorso alla cassa integrazione, che altrimenti sarebbe stato ben maggiore di quanto si sia verificato fino ad ora, riducendo quindi il peso della crisi sulle finanze pubbliche.
•La retribuzione di chi ha lavorato da casa è stata superiore del 6% rispetto a chi non ha potuto farlo, anche grazie a una media di 2 ore lavorate in più.
•Chi ha lavorato da remoto ha avuto il 10% di probabilità in meno di finire in cassa integrazione, il 2,3% di doversi cercare un altro lavoro.
•Lavorare da casa ha tenuto più lontana (-3%) la preoccupazione di doversi cercare un altro lavoro.
Impatto su conti pubblici, domanda e occupazione
In generale quindi va ringraziata la possibilità del lavoro a distanza.
La fatica del lavoro da casa
Tuttavia, ci ricorda Linkiesta, dobbiamo tenere presente anche le conseguenze del lavoro da casa sulle persone. Vale la pena di dare quindi un’occhiata allo studio dell’Università Cattolica di Milano che ci ha raccontato la cosiddetta “smart working fatigue” con i suoi sintomi e conseguenze.
[FONTI: Linkiesta, Banca d’Italia, Università cattolica (riportato dal Corriere della Sera)]