
Perché Facebook e Twitter hanno rimosso i post di Trump
Altri incidenti di percorso nella campagna elettorale del presidente Usa
Il presidente statunitense Donald Trump, dopo aver visto due suoi tweet etichettati come “fuorvianti” rispetto al voto a distanza e a possibili brogli connessi a fine maggio, aveva dichiarato “guerra” ai social con un ordine esecutivo per eliminare lo “scudo” penale delle varie piattaforme relativamente alla responsabilità dei contenuti pubblicati dagli utenti.
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La nuova posizione di Facebook rispetto alle pubblicità politiche
Facebook, che in un primo momento aveva lasciato fare senza cercare lo scontro con il Tycoon, dopo le pressioni di manager e dipendenti sul CEO e cofondatore del social blu Mark Zuckerberg, aveva escogitato un nuovo stratagemma per evitare polemiche consentendo agli utenti di scegliere se visualizzare o meno le pubblicità politiche: un piccolo passo avanti, non determinante.
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Perché gli annunci sono stati rimossi da Facebook
Nella serata del 18 giugno, però, Facebook ha deciso di non tergiversare oltre e ha eliminato oltre 80 annunci pubblicitari pubblicati da Trump e del suo vice Mike Pence perché nei video in questione sono stati usati simboli che rimandano al nazismo.
Nello specifico, si tratta di un triangolo rosso rovesciato, usato a suo tempo per indicare, genericamente, i dissidenti politici, comunisti in primis ma anche persone reputate un pericolo per l’ideologia Hitleriana e, di conseguenza, rinchiusi nei campi di concentramento come gli ebrei.
Un altro incidente di percorso per la campagna elettorale del Tycoon in vista delle presidenziali Usa del prossimo novembre, che ha girato nelle casse di Menlo Park oltre 17.000 dollari per inserzioni a pagamento del presidente e di Pence.
Le pindariche giustificazioni dello staff di Trump
Il problema, emerso mercoledì 17 giugno, è diventato tale dopo la pubblicazione e le conseguenti migliaia di visualizzazioni, con le scuse dello staff di Trump apparse subito “deboli”.
Pertanto, secondo Murtaugh, ne ha giustificato l’utilizzo in spot che avevano al centro proprio Antifa, affermando che il simbolo in questione non è tra quelli banditi, per poi parlare di semplice emoji fino a provare l’ultima arrampicata sui vetri affermando: “È ironico che ci sia voluta una pubblicità di Trump per costringere i media a concedere implicitamente che Antifa è un gruppo di odio”'.
Antifa, invero, è un appellativo sui generis che raggruppa le persone di sinistra, senza un’organizzazione vera e propria ma unite da idee condivise, più volte additato dal Tycoon quale causa delle proteste di piazza violente, sebbene tra polizia e varie forze dell’ordine è pensiero comune che Trump sbagli e non di poco, tralasciando l’inesistente utilizzo del predetto simbolo da diversi esperti in materia.
Facebbok, Twitter e il video di Trump “manipolato” etichettato e poi rimosso
Tutto finito? No, perché anche Twitter ha continuato nella sua personalissima lotta alle menzogne di Trump etichettando un video postato dal “cinguettatore seriale” e risalente al 2019 (all'epoca diventò viral) come “manipolato”.
Nel video in questione, diventato virale lo scorso anno, un bambino bianco e uno afroamericano corrono l'uno verso l’altro per abbracciarsi.
Nulla di strano, non fosse che nella versione pubblicata dal Tycoon la dinamica cambia e, anziché abbracciare, il bambino bianco rincorre quello afroamericano e - visto che Twitter non lo ha rimosso - si vede una scritta in sovrimpressione che recita: “Bambino terrorizzato fugge da bambino razzista”. Video che, dopo essere stato pubblicato anche su Facebook, è stato rimosso da entrambi i social anche per i leggittimi reclami dei detentori del copyright sul video originale.
Dando l'impressione che, in realtà, Trump stia "giocando" con i social provando a screditarli in vista delle presidenziali, qualora non riuscisse come probabile ad addomesticarli con l'ordine esecutivo che viola palesemente il Primo Emendamento.
E, in effeti, conoscendo le rigidissime policy su contenuti "modificati" e deepfake di Twitter e Facebook, pubblicare un video più manipolato di così, se non volutamente, era a dir poco difficile...
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