
Facebook e FBI prossime allo scontro: al centro dati, privacy e sicurezza
Il bureau prova a "forzare" la privacy per prevenire attività criminali, ma i social la "tutelano"
Il Presidente statunitense Donald Trump lo aveva annunciato nel discorso alla nazione dopo le due stragi di El Paso e Dayton: la colpa delle stragi è anche dei videogiochi, di internet e dei social.
Prevenzione o violazione della privacy?
La richiesta dell’FFBI è chiara: monitorare i social-network per prevenire sparatorie di massa e altri atti di terrorismo interno. Ed è chiaro anche il modo: entrare in possesso di milioni di dati “stoccati” dalle piattaforme che li detengono col nostro consenso.
Da Menlo Park, che ha recentemente patteggiato una sanzione monstre da 5 miliardi per violazione della privacy nell’ambito del caso “Cambridge Analytica” dalla Federal Trade Commission, le perplessità sono molteplici. Oltre alla sanzione, il patteggiamento prevede anche una nuova politica rispetto alla privacy, e tra le “clausole” figura il divieto di utilizzare i dati raccolti per scopi di sorveglianza.
La richiesta dell’FBI: privacy da abolire?
Il bureau ha dato tempo sino al 27 agosto per la sottoscrizione della “proposta contrattuale” ai diversi social con i termini per “acquisire” i dati sensibili richiesti. Problema: le politiche sulla privacy delle piattaforme principali non contemplano questa possibilità. Anche Twitter, tanto cara al Presidente, ha esplicite norme che vietano l’uso dei dati per scopi che non combacino con le aspettative degli utenti, inclusa ovviamente la sorveglianza.
L’FBI, nell’attesa, non commenta e si limita a far presente che nel "bando" vengono garantiti i requisiti di compliance rispetto a diritti civili e privacy.
La lunga guerra Facebook-FBI
La proposta dell’FBI entra in un contesto complesso: la discussione tra il bureau e la società civile sul come i social media possano essere utili per individuare ed investigare s attività criminali si trascina da anni. Nel 2016, dopo un’indagine dell'American Civil Liberties Union (ACLU) sul monitoraggio dei social-media effettuato per conto delle forze dell'ordine, Facebook e Twitter hanno risposto annullando questi servizi, vietando contestualmente l’utilizzo dei dati in loro possesso per motivi di sorveglianza.
Ora, sull’onda emotiva delle stragi suprematiste l’FBI ci riprova. Ma la caccia alle streghe continua ad eludere due aspetti principali: la regolamentazione dell’accesso alle armi (negli Usa le sparatorie di massa sono una triste abitudine, che non ha riscontro numerico nemmeno paragonabile nel resto del mondo) e il fatto che le discussioni “suprematiste” avvengano nel dark web, su siti come 4chan e 8chan, e non sui social “tradizionali”.
Trump ha recentemente dichiarato “guerra” ai social, e il “bando” dell’FBI è stato pubblicato proprio dopo che il Tycoon ha affermato come i social siano “anti conservatori repubblicani”. Surreale.
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