
L’impegno di Mozilla per energie rinnovabili e sostenibilità
La società, famosa per il browser Firefox, punta a diventare “carbon neutral” e azzerare le emissioni nette
In un momento storico nel quale tutti i colossi della tecnologia hanno pianificato e avviato progetti a tutela dell’ambiente con obiettivi diversi ma comuni rispetto alla riduzione di emissioni di anidride carbonica focalizzandosi sulla sostenibilità per gli anni a venire, anche Mozilla ha deciso di fare la propria parte.
Ammettendo di aver concorso nell’inquinare l’ambiente con le emissioni di gas serra, Mozilla ha chiarito che proverà a ridurle introducendo diversi cambiamenti nei meccanismi di produzione sulla base di quattro punti cardine.
Al primo posto, un po’ come per tutte le big tech, c’è la volontà di diventare “carbon neutral”, cioè compensare le emissioni generate con sistemi ad hoc per “catturarle” e azzerare così i danni potenziali per ambiente e clima.
Inoltre, la società vuole ridurre anche la propria “carbon footprint” per raggiungere e superare quanto stabilito dall’accordo di Parigi sul clima che prevede entro qualche anno di arrivare a zero per quanto concerne le emissioni “nette”. I mezzi, le tecnologie e i metodi adottati, se soddisfacenti, verranno quindi condivisi con altre aziende che intendono perseguire lo stesso obiettivo, con Mozilla a valutare nuove soluzioni in modo da far diventare sostenibile lo sviluppo e la realizzazione dei prodotti.
Nell’annunciare i nuovi piani, la società ha anche comunicato i traguardi già tagliati nel merito con una netta riduzione dell’impatto ambientale dei servizi e delle operazioni aziendali, ancora da implementare per arrivare alle famose “emissioni zero” con cambiamenti nei processi organizzativi da adottare.
Nel 2021, ad esempio, Mozilla attingerà maggiormente ad energie rinnovabili, introducendo anche modifiche nei viaggi di lavoro dei propri dipendenti e cambiamenti anche per i servizi “cloud”.
La società, infine, ha annunciato investimenti in tre iniziative volte a “catturare” l’anidride carbonica avviate in Canada, Perù e Indonesia, acquistando anche numerosi “certificazioni” rispetto all’utilizzo di energia rinnovabile per uffici e altri centri localizzati in Europa, Nord America e Taiwan.